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Romani ministro
e la triste storia della Cascinazza
Franco Isman


Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, ad un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo. Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone…
” (Vangelo secondo Matteo 25,14-30)

Paolo Romani è stato deputato di Forza Italia dal 1994 al 2008, dal 1998 al 2005 ha espletato l'incarico di coordinatore regionale di Forza Italia in Lombardia.
Nel giugno 2007 Romani, che monzese non è, né masticava di urbanistica, è stato nominato assessore all'Urbanistica del comune di Monza nella giunta Mariani, con l'evidente compito di risolvere l'annoso problema della Cascinazza, il terreno agricolo acquistato da un'azienda della famiglia Berlusconi che neppure la giunta Colombo era riuscita a trasformare in edificabile.

Infatti nel 2001 il PAI (Piano di assetto idrogeologico) classificava il terreno della Cascinazza nella categoria R4 “zona ad altissimo rischio di esondazione ove sono possibili la perdita di vite umane oltre che danni gravi agli edifici e alle strutture”, con conseguente divieto assoluto di costruzione. L'amministrazione Colombo, evidentemente più sensibile agli interessi di Berlusconi che a quelli della Città, faceva ricorso al Tribunale delle Acque.

Poi è avvenuto un episodio strabiliante di cui abbiamo più volte parlato: infatti, in tutta fretta, veniva messa allo studio un'opera idraulica imponente, un canale scolmatore che, in caso di piena del Lambro, capterebbe una parte delle sue acque nel Parco, immediatamente a monte del Ponte delle Catene, sconciando il "cannocchiale" della Villa Reale e, attraversando tutta Monza, le convoglierebbe immediatamente a valle della Cascinazza, subito prima di San Maurizio al Lambro, con grande gioia degli abitanti di quel paese.
Il costo dell'opera, secondo la relazione di progetto, “ascende” a 168 milioni di euro ma il costo reale sarebbe certamente ancora superiore, un'opera totalmente assurda che non sarà mai realizzata.
Eppure è bastata la redazione di questo progetto che non si farà mai, e di cui, anche se si dovesse fare, si parlerebbe fra moltissimi anni, per far modificare da subito il Piano di assetto idrogeologico che, in un decreto del 2004, firmato dal presidente del Consiglio (Berlusconi Silvio), ha considerato eliminato l'altissimo rischio di esondazione con conseguenti possibili perdite di vite umane preesistente e reso di conseguenza edificabile l'area della Cascinazza di Berlusconi Paolo, una legge ad personam che pochi conoscono (“Il canale Truffa”).

Ma, sempre nel 2004, la Corte d'Appello di Milano, dopo un iter giudiziario iniziato nel 1993 ed arrivato fino in Cassazione, sentenziava in via definitiva che nessun danno spettava alla società (di Paolo Berlusconi) proprietaria dell'area e, in sostanza, che il Comune aveva il diritto ma anche il dovere di decidere della sua destinazione secondo il prevalente interesse della collettività. L'amministrazione Faglia, nella variante del PRG (Piano regolatore generale) prima, nel PGT (Piano generale territoriale) dopo, nonostante i numerosi bastoni fra le ruote della Regione, con leggi regionali espressamente punitive per la sola Monza, decretava il mantenimento della destinazione a verde dell'area.

Poi arrivava l'amministrazione Mariani che, come detto, inseriva Romani nel posto chiave di responsabile dell'Urbanistica. I dirigenti scomodi venivano allontanati, il PGT veniva approvato nei termini, cosa indispensabile per evitare la sua decadenza e addirittura il ritorno al PRG Piccinato adottato nel 1964 e approvato in via definitiva soltanto nel novembre 1971.
Immediatamente dopo però l'amministrazione iniziava l'iter per le varianti che rappresentano un totale ribaltamento del Piano con la costruzione sulle aree verdi residue di oltre 2 milioni di metri cubi. Già, perché, forse per rendere meno evidente l'inghippo e per favorire i grossi immobiliaristi, le varianti non riguardano soltanto la Cascinazza ma numerose altre aree verdi (“Il sacco di Monza”). La Cascinazza nel frattempo è stata venduta ma il prezzo pattuito è variabile a seconda del destino dell'area e cioè se la variante verrā approvata o meno. Approvazione di cui si discuterà fra breve in consiglio comunale.

Assolto il suo compito, Romani è praticamente sparito da Monza, pur mantenendo la carica di assessore all'Expo 2015, non si sa mai, ed è stato nominato sottosegretario allo sviluppo economico e successivamente vice ministro, con delega alle comunicazioni, materia di interesse preminente per Berlusconi. In questo nuovo incarico Romani si è distinto per numerose azioni da molti considerate, in sede nazionale ed europea, fatte nell'interesse di Mediaset (Wikipedia).

Bene, gli disse Berlusconi, mi sei stato fedele, e lo nominò ministro allo Sviluppo economico, comunicazioni comprese naturalmente.

Franco Isman

la Cascinazza
la Cascinazza - foto Franco Isman



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  9 ottobre 2010